Estroso, ingegnoso, a tratti geniale nell’arte di arrangiarsi fino all’inverosimile e capace di diventare, suo malgrado, iconico. Questo è Gino Bua, uomo diventato personaggio di Partinico è ormai una figura che appartiene a quei “quadri di un esposizione” di una città che sta cambiando pelle e che perde poco alla volta quei volti conosciuti e imprestati ad un quotidiano sempre più sbiadito. Di seguito il ritratto di Gino a firma del prof. Sergio Bonnì, appassionato cantore di un’antropologia urbana che negli uomini e nelle loro storie racconta quella Partinico che, lentamente, scompare
«Nel tempo era diventato un classico, una tradizione tutta partinicese. Succedeva negli anni ’80 e ’90 e fino ai primi del 2000. Dopo aver brindato in famiglia e con gli amici al nuovo anno, la notte di San Silvestro, i giovani partinicesi si ritrovavano a Piazza Duomo per assistere ad uno spettacolo unico e…. “abusivo”.
Il buon Gino Bua dava prova di abilità automobilistica girando attorno al perimetro che delimitava gli ” Otto Cannoli”. Egli si esibiva con la sua auto, preparata ed elaborata per l’occasione, in una corsa-gimkana, come in una sorta di rodeo drive americano che si rispetti. Lo show si concludeva con la distruzione del mezzo. Nei primi due, tre anni, tale evento veniva snobbato dai più, ma successivamente divenne un rito per i festeggiamenti del nuovo anno, arricchito anche dalla partecipazione di altri “smidollati” e che richiamava anche i giovani provenienti dai paesi limitrofi. L’evento era “abusivo”, anche perché, vista la pericolosità, gli enti preposti non lo avrebbero mai autorizzato.
L’organizzazione di tale evento cominciava diversi giorni prima con una colletta per l’acquisto e le modifiche dell’auto destinata alla partecipazione e tutti erano disponibili a dare un contributo in denaro. Verso l’una di notte del primo giorno dell’anno, gli spettatori occupavano tutti gli spazi utili, come una sorta di stadio ma senza alcuna sicurezza, tant’è che nel corso di tali eventi si sono verificati diversi incidenti.
Le forze dell’ordine erano tolleranti e si presentavano in piazza alla fine della “distruzione dell’auto”.
Era una vera e propria festa (discutibile) e nel corso degli anni, vista la partecipazione di pubblico, in quelle ore inconsuete montavano le proprie bancarelle i venditori di ” calia e simenza” e quelli dei Giochi d’artificio».