Tra i comuni costieri di Terrasini e Trappeto sorge, maestosa e desolata, la Baia di San Cataldo. Un diamante incastonato nel totale abbandono, preda dei saccheggi archeologici e dell’inquinamento più sfrenato, dovuto agli scarichi – continuativi e senza ritegno – delle aziende olearie e vitivinicole, oltre che della distilleria più grande d’Europa, la Bertolino.
Sulla Baia, fino a qualche anno fa, vegliavano gli attivisti di San Cataldo Baia della Legalità, ma da qualche tempo il presidio dell’associazione si è indebolito e malgrado gli attivisti annunciano un nuovo ritorno lungo la foce del fiume Nocella, San Cataldo resta – ancora oggi – terra di nessuno, luogo su cui allestire parcheggi a pagamento per turisti in una zona dove la balneazione è vietata e zona franca su cui bivaccare senza troppi controlli o, peggio ancora, da utilizzare come discarica a cielo aperto.
A San Cataldo, e qui arriviamo all’oggetto dell’articolo, fa “buona” pesca Viviana Satta, una giovane artista ed attivista di Trappeto; Viviana ha saputo trasformare lo scarto in opportunità attraverso operazioni di riciclo creativo incentrate sul mare e sulle storie che esso può raccontare.
«Osservo, mi lascio ispirare, raccolgo, tocco, chiudo gli occhi e realizzo chi nascerà da quell’elemento che tengo tra le mani.» è così che Viviana descrive in suo approccio con quello che per molti può sembrare un infinito accumulo di rifiuti, ma che ai suoi occhi appare come humus, materia viva da cui trarre linfa per nuove opere.
Abbiamo fatto una lunga chiacchierata con Viviana, parlando del progetto “Legno alla Deriva” e della sua personale battaglia per un mondo migliore, certamente più pulito e coerente. Da qualche anno l’artista trappetese si è imposta sul mercato internazionale con le sue “storie dal mare”; le sue opere vengono spedite in tutta Europa e qualcuna ha perfino fatto il salto intercontinentale; i materiali con cui Viviana racconta le sue storie sono quelli offerti dal mare o dalla scellerata idiozia della gente che inquina senza ritegno.
Viviana, come nasce l’idea di Legno alla Deriva?
Sono sempre stata una grande amante della Natura e vedere i nostri territori, le nostre coste, il nostro mare inondati dai rifiuti mi fa davvero star male. Legno alla Deriva nasce così: dalla frustrazione, dal dolore nel vedere il nostro mondo che va a pezzi. Ho cercato di trasformare questa mia delusione in qualcosa di costruttivo. Sono sempre in attesa di una collettiva presa di coscienza che possa finalmente portare l’uomo a prendersi cura del proprio pianeta, ma siccome so che passerà ancora tanto tempo affinché questo avvenga, provo a dare il mio piccolissimo contributo.
Mi piace sapere che l’occhio di un mio pesce o i capelli di un mio personaggio siano un rifiuto in meno nel mare, mi piace sapere che ogni singolo oggetto può avere una, due, cento altre vite e trasformarsi in qualcosa di bello, in un sogno da poter toccare con le proprie mani.
Il tuo è un progetto eco-friendly dove i personaggi prendono vita dai rifiuti trovati in spiaggia. Qual è stato l’oggetto più assurdo che hai trovato dopo una mareggiata e cosa ne hai tirato fuori?
«Di oggetti strani ne trovo tanti e generalmente quelli più particolari tendo a conservarli nel mio laboratorio, come se fossero dei piccoli tesori ritrovati. Conservo giocattoli di vario genere, Flaconi di detersivi e prodotti “vintage”, occhiali, e tanto altro!
Il pesce “Boule” può considerarsi essere nato da un rifiuto assurdo perché è composto da una borsa d’acqua calda! Inoltre ho usato spugna e corda per fare le pinne, un pettine come bocca e un occhio che non è altro che un tappo di plastica giallo con un pezzo di metallo e un piccolo bottone. Che ci faceva una borsa d’acqua calda in mare?»
I personaggi delle tue creazioni raccontano il mare ma anche la società con elementi che spaziano dalla musica alla cultura. C’è un messaggio nelle tue creazioni?
«Certo! Il filo conduttore è sempre il rispetto e l’amore per madre natura. Cerco di spronare chi guarda le mie sculture a fare lo stesso, ovvero tentare di dare una seconda vita agli oggetti che altrimenti finirebbero gettati in discarica o, peggio ancora, a degradarsi e quindi rilasciare sostanze nocive nell’ambiente.
Per quanto riguarda i personaggi famosi che ho realizzato, sono tutte sculture di persone che hanno un ruolo fondamentale nella mia vita. Peppino e Felicia Impastato, Lidia Menapace, Letizia Battaglia, Frida Khalo, Mahatma Gandhi sono per me fonte di ispirazione quotidiana per le mie scelte di vita sociali e culturali; Franco Battiato, Rino Gaetano, David Bowie, Janis Joplin sono alcuni dei cantautori e musicisti che accompagnano le mie giornate, specialmente quando creo in laboratorio.»
Nel corso degli anni hai trovato un mercato molto nord-europeo grazie alla tua attività sopratutto su Instagram, com’è il rapporto con i clienti nordici che accolgono in casa la nuova vita di ciò che in tanti definirebbero rifiuti?
«Un paio di mesi fa sono stata contattata da un signore che vive a Pinerolo, una città piemontese immersa tra i monti innevati. Ha esordito dicendomi “amo tanto la montagna ma amo tanto anche il mare e la Sicilia, per questo vorrei due dei tuoi pesci, così avrò sempre un po’ del mare di Sicilia con me. Per rispondere alla tua domanda, direi che è un rapporto stupendo!»
Ci hai confidato che molti locali e attività commerciali hanno scelto una tua creazione, segno che oltre al totale libero arbitrio creativo, progetti anche su specifiche commissioni. Dove si possono trovare le tue opere e come si possono acquistare?
«Si, alcuni locali e negozi di artigianato hanno scelto di personalizzare le loro attività commerciali con alcune delle mie creazioni o con delle opere commissionate, come ad esempio i loghi personalizzati. Per vedere le mie opere e per avere maggiori informazioni potete visitare le mie pagine social, su Instagram e su Facebook cercando ‘Legno alla Deriva’ e qualora voleste parlare direttamente con me potete inviarmi un messaggio tramite chat.»
Tra i sacchi di rifiuti, le lattine in sosta quasi secolare e lo scintillio di bottiglie di birra e vetri levigati dal mare, Viviana trova ispirazione, conferendo una forma e una dignità artistica all’inciviltà dell’uomo. Un modo assai virtuoso di fare la propria parte, con coerenza e nella ricerca di una bellezza che può nascere anche dagli scarti di una società accecata dai consumi.
Così, chi volesse contattare Viviana per adottare le sue creature fatte di scarti e di storie o anche solo per scoprile, può farlo su Instagram seguendo l’account di @legnoalla_alla_deriva.
Le storie del mare, dall’Odissea ai giorni nostri, hanno sempre affasciato l’umanità, ma il mare è abituato a giocare di carambola e spesso ci dona ciò che ha ricevuto, trasformare l’offesa in carezza è ciò che Viviana Satta riesce a far meglio. Un buon siero contro l’inciviltà galoppante di chi inquina e contro l’indifferenza di chi contempla in silenzio, uno sfacelo ambientale senza freni.