Natalino Giambrone, conosciuto attivista impegnato nelle battute di caccia ai rifiuti in quel di Trappeto, dice basta. Dopo 8 anni di onorato servizio a sostegno degli amministratori comunali e da volontario prima e da percettore del reddito di cittadinanza poi, Giambrone decide di appendere guanti e rastrello a chiodo, pesano l’inciviltà della gente ed il mancato sostegno dei suoi compaesani.
Ad annunciare il ritiro è proprio Natalino con un messaggio su Facebook «Ciao a tutti e buon inizio di settimana – scrive l’attivista – ho deciso di fermarmi dopo quasi 8 anni di volontariato, non è più possibile che io pulisco e la gente sporca, è una guerra persa e mi sono stancato. Mi dispiace tanto per il mio paese che porto sempre nel mio cuore».
Natalino negli anni si è distinto per imprese impossibili, come la bonifica del lungomare e della spiaggia “Praiuledda” oltre che per il sogno (mai realizzato) di ripulire totalmente il porticciolo turistico, più precisamente l’area delle barriere frangiflutti. Un’impresa difficile da attuare a causa del difficile accesso alle anse dei cubi di cemento che fanno da riparo all’infrastruttura portuale.
Il commento dell’assessore all’ambiente Billitteri
Sull’abbandono di Giambrone abbiamo sentito l’assessore con delega all’ambiente Tommaso Billitteri: «Natalino merita un plauso da tutta Trappeto per ciò che ha fatto in questi anni. Lui sa che quando vorrà troverà in me il suo primo alleato – commenta l’assessore Billitteri – la sua decisione dispiace perchè in questo tempi si è creato un rapporto di stima profonda. Sulla scorta dell’esempio di Natalino mi sto attivando per mettere in piedi un’attività di volontariato volta alla prosecuzione del suo lavoro.»
Un attaccamento all’ambiente e al suo paese che ha fatto di Natalino Giambrone un Super Barrio in salsa trappetese, risposta nostrana al super eroe messicano che si manifesta – con tanto di tuta e mantello – laddove un cittadino ha bisogno di aiuto. Così anche Giambruno – seppure a modo proprio – ha saputo incarnare l’anima donchisciottiana di chi combatte i mulini a vento senza rendersi conto della realtà.
Ed è proprio questa la caratteristica che ha reso virtuoso il Super Barrio trappetese: l’attaccamento al bene comune, scevro dalla consapevolezza – pur troppo assai ben chiara – dell’indifferenza della gente; di quei cittadini buoni all’occorrenza che osservano, sghignazzano e battezzano con un “ma cu tu fa fari?” d’ordinanza la lucida follia di Natalino.
La follia di cambiare le cose a modo proprio, con la forza delle mani la buona volontà della gente semplice. Questo è l’insegnamento prezioso di Giambrone. Ai tragici e agli insoddisfatti, agli abili fotografi ed agli esperti della condivisione e della “mascariata”, la resa dell’attivista trappetese è un monito a quella forma di “Homus-trappetarus” degno abitante del pleistocene., ominidi (per fortuna minoritari) abituati a gettare i cartoni delle pizze nella dog toilet, o a lasciare un condizionatore nei cestini pubblici della differenziata.
Ipocriti che osservano una bottiglia di birra sulla spiaggia, pontificando alla bene e meglio sulla mancanza di cestini nelle spiagge. Una sorta di giustificazione pronto-uso a chi abbandona sacchi e rifiuti laddove Natalino è sempre stato presente.
A personaggi del genere, uomini e donne sottratti per scelta a migliaia di anni di evoluzione sociale, va l’insegnamento di Natalino Giambrone. In questo caso, care creature preistoriche, avete vinto una battaglia, ma la strada è lunga, almeno tanto quanto la guerra. Dunque non cantate le lodi della vostra inciviltà.
Ora largo ai cori di protesta e sdegno, spazio ai ringraziamenti e alle belle parole: “Natalino è vivo e lotta insieme a noi”, oppure “Uno, dieci, cento Natalino” e ancora “Le tue idee cammineranno sulle nostre gambe”, per finire con un “Meno male che Natalino c’è” di berlusconiana parafrasi.
Potremmo continuare all’infinito nel descrivere la solidarietà ad orologeria e il supporto interessato dal doverci essere per apparenza o per rappresentanza; di base (e questo non cambia l’andamento delle cose) c’è un attivista che per anni ha ripulito la vostra merda nei i posti più impensabili di Trappeto e che, eccezion fatta per una sparuta brigata di collaboratori – è stato lasciato solo dalla sua stessa comunità.
Quel “Tanto ci pensa Natalino” è ormai giunto al termine. Adesso prima di indignarvi innanzi ad un tappeto di rifiuti al di là del lungomare, raccogliete tutta la bile e provate ad annegarci dentro. É certo un buon modo di masticare amaro, prendendo consapevolezza che quella coperta di rifiuti altro non è che lo specchio della realtà in cui viviamo, e che ci sforziamo di non cambiare mai.