Erano accusati di omissione d’atti d’ufficio e di abuso d’ufficio per “l’eterno inquinamento” dell’acqua in un quartiere periferico di Partinico. L’ex sindaco di Partinico Salvo Lo Biundo, 51 anni, e la funzionaria del Comune Maria Vita Ragona, 65 anni, sono stati assolti dalla terza sezione del tribunale di Palermo con formula piena per non aver commesso il fatto.
Hanno dimostrato la loro estraneità alle accuse formulate dalla Procura di Palermo in seguito alla denuncia di un nutrito gruppo di cittadini che lamentava una serie di ritardi e mancati servizi, oltre che disagi e pesanti ripercussioni sul piano igienico-sanitario. Una vicenda che trae origine da quanto accaduto nel 2016, quando furono emanate una serie di ordinanze di divieto di potabilità dell’acqua che portarono a una crisi idrica profonda per una consistente fetta di popolazione che lamentò la mancanza di approvvigionamento alternativo e anche dei ritardi ingiustificati nel ripristino della potabilità.
I legali di Lo Biundo, Fabio Bosco, e della Ragona, Maurilio Panci, hanno portato avanti la tesi della totale discolpa dei loro assistiti, scaricando ogni responsabilità su Amap, la società che già all’epoca (ed ancora oggi) gestiva il servizio idrico e fognario in città. Le motivazioni dell’assoluzione si conosceranno tra 90 giorni. Entrando nello specifico il sindaco e la funzionaria furono tirati in ballo da un esposto presentato da 12 cittadini, residenti nelle vie in cui si era creato il disagio.
In pratica a partire da gennaio del 2016 furono emanate tre diverse ordinanze di non potabilità per numerose arterie attorno al popoloso quartiere di via Madonna del Ponte, e tra queste le vie Giolitti, Bella, Gallo e Stabile, solo per citarne alcune. Il provvedimento si rese necessario in seguito ai controlli del laboratorio dell’Asp di Palermo in cui emerse un inquinamento batteriologico dell’acqua che sgorgava dai rubinetti delle abitazioni di quella zona ed in particolare la presenza di feci. Proprio per questo fu deciso di interrompere del tutto l’erogazione.
Per questo specifico fatto i cittadini lamentarono nell’esposto che il Comune solo in una delle tre ordinanze intimò all’Amap di fornire in alternativa delle autobotti, approvvigionamento che oltretutto non fu mai garantito. Un secondo aspetto della vicenda fu, sempre secondo quanto riportato nell’esposto, l’ingiustificato lungo periodo di tempo perso dal Comune nella revoca dell’ordinanza di non potabilità, nonostante i parametri fossero stati ristabiliti diversi mesi prima. In questo caso fu evidenziata un’omissione che creò disagi nella popolazione. Una querelle che si trascinò effettivamente per lungo tempo, sino addirittura a protrarsi oltre al periodo successivo in cui si dimise Lo Biundo (aprile 2017, ndr).
“Abbiamo dimostrato nel corso del giudizio – asserisce l’avvocato Bosco – che il Comune già in quel periodo aveva ceduto il ramo d’azienda del servizio idrico all’Amap e quindi non aveva in bilancio un apposito capitolato economico, in quanto il servizio era stato interamente ceduto alla municipalizzata. Sarebbe stato quindi materialmente impossibile poter intervenire con autobotti, di cui il Comune non era oltretutto in possesso. Inoltre è stato anche dimostrato che nel frattempo il Comune intervenne con i suoi uffici più volte sollecitando l’Amap a garantire autobotti e a effettuare interventi nell’immediatezza per risolvere il problema”.
L’articolo Partinico, il processo per “l’eterna acqua inquinata”. Assolti ex sindaco e funzionaria Comune proviene da partinicolive.
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