Lo abbiamo chiamato Ulisse, ed è un giovane molossoide color del miele. Un biondino niente male che a Trappeto è arrivato con le folate del primo scirocco dell’estate e nel borgo marinaro ha deciso di restare, indaffarato giornalmente tra la ricerca di cibo e la consueta visita ai commercianti del paese.
Lo vedi ogni giorno in giro per il corso principale, poi sul lungomare ed – ancora – nel centro storico, accucciato tra la gente senza mai dar fastidio, come se consapevole che la discrezione è il miglior modo per avere degli amici. Ulisse è un cane buono, tanto imponente quanto sensibile, si lascia avvicinare con lo sguardo attento e diffidente di chi conosce la strada, ma allo stesso tempo non puo’ resistere alla tentazione di una carezza, di un gesto di gentilezza di cui ha bisogno.
Segue gli altri cani al guinzaglio, Ulisse, li odora, ne riconosce le vibrazioni in un linguaggio fatto di silenzi e percezioni. Della sua storia si conosce poco o niente; arrivato senza un collare o una targhetta, dunque difficile capire se sia un trovatello o un cane con una famiglia umana alle spalle. Pur di avere una famiglia, Ulisse ha deciso di avere tante famiglie, così che in poco tempo è diventato parte del borgo, un ammenicolo urbanistico in movimento, un elemento indispensabile all’occhio la cui assenza ti mette in allarme.
Con la sua stazza possente Ulisse accompagna i cani che hanno la fortuna di avere una dimora, li scorta fin sotto casa e lascia un ultimo sguardo in cui, per un secondo, puoi leggere la speranza discreta di chi si illude di poter entrare. Chissà cosa pensa Ulisse nel tragitto di ritorno, dopo l’ennesima illusione?
Solo perchè troppo grande? Solo perchè troppo meticcio? Solo perchè troppo adulto? Supposizioni che stanno in piedi in egual misura, ma che non placano – ne siamo certi – la sua inquieta solitudine: amico di tutti pur di avere un amico, donarsi al mondo in cambio di attimi fugaci di felicità, questa è la sua vita, forse anche il suo compromesso.
Nel suo pellegrinare, proprio come Odisseo, il biondino trappetese cerca la sua dimora: un luogo in cui riconoscere gli odori e le geometrie di un’appartenenza. E quanto sarebbe bello se Ulisse quella casa la trovasse veramente?