Salvatore Cuffaro è un tipo che non passa mai inosservato, fin da quel 26 settembre 1991 quando Totò poi conosciuto come “vasa vasa” intervenne durante uno speciale della trasmissione televisiva Samarcanda condotta da Michele Santoro dal Teatro Biondo di Palermo in collegamento con il Maurizio Costanzo Show e dedicata alla commemorazione dell’imprenditore Libero Grassi, ucciso per vile mano mafiosa.
L’allora deputato regionale prese la parola sbottando in un’arringa che lasciò di sasso finanche il giudice Giovanni Falcone, ospite al Teatro Parioli: «C’è in atto una volgare aggressione alla classe dirigente migliore che abbia la Dc in Sicilia – dichiarò l’allora Onorevole all’ARS – avete bisogno di delegittimare le persone migliori che abbiamo perché questa Sicilia vada sempre più in fondo”.
Un intervento rimasto nella storia – triste – della televisione italiana come una profezia poco azzeccata vista col senno del poi, un evento su tutti l’uccisione di Salvo Lima, importante figura della DC siciliana e da molti considerato l’anno di congiunzione tra la mafia e Cosa nostra. Insomma, seppure non proprio di primo pelo, Lima era pur sempre uno che dirigeva quella generazione di “fenomeni” in buona parte falcidiata con l’avvento di mani pulite.
Passano gli anni e la parabola ascendente di Cuffaro lo porta ad essere presidente della Regione Sicilia salvo poi restare incastrato dalle evidenze processuali che ne determinano la condanna a 7 anni per favoreggiamento alla mafia.
Detenuto tra il 2011 e il 2015, l’ex presidente è stato riabilitato dal tribunale di sorveglianza di Palermo nell’autunno del 2022. Un sorriso a metà per Cuffaro che, in virtù della legge “Spazzacorrotti” non potrà candidarsi prima dei 7 anni dalla riabilitazione.
Una spada di Damocle che non corrode la verve di Totò che a Trappeto vanta un piccolo fortino con tanto di rappresentanza in Consiglio Comunale tra le fila della minoranza grazie all’approdo del consigliere Giacomo Ferrara in quota DC.
Così, in qualità di segretario nazionale della DC Nuova, eccolo Totò Cuffaro in visita ufficiale nel piccolo borgo marinaro. Una visita considerata privata ed amichevole con pochi simpatizzanti ed i tesserati del partito.
L’incontro Cuffaro-Ferrara ha poi sugellato la trasferta mordi e fuggi dell’ex governatore della Regione Sicilia, con un Cuffaro particolarmente interessato alle dinamiche del Comune su cui sventola il drappo dello scudo crociato, sia pure tra i banchi di una minoranza ancora intenta a comprendere lo slang di base per avere credibilità in Consiglio Comunale.
Un approccio diverso, meno sensazionalistico, dai toni sommessi e quasi anonimi quello di Cuffaro. Memore e forse dispiaciuto di un tempo in cui le file per una sua benedizione politica erano paragonabili a quelle per l’ingresso alla Cappella Sistina di Roma.
Parafrasando Pezzali, gli anni d’oro del grande Totò sono finiti e tocca accontentarsi di ciò che passa il convento! Così al fascino di Michelangelo in Vaticano, Trappeto risponde con il tocco ruspante e sincero del consigliere Ferrara, persona senza fronzoli e per bene. Uno con molti più peli sul petto che sulla lingua.
Come dice il vecchio detto tibetano: “in tempo di carestia…”.